È possibile valutare una migliore offerta per luce e gas quando si vive in una casa in affitto? E quali sono le condizioni da considerare prima di avviare una nuova fornitura? Ma soprattutto, cosa accade a quella fornitura in caso di termine del contratto d’affitto? E cosa succederà alle fatturazioni successive all’abbandono dell’immobile?
Sebbene gran parte degli accordi derivino da ciò che locatario e locatore si apprestano a sottoscrivere nel contratto, non c’è alcun motivo per cui il cambio fornitore potrebbe non esser concesso. Anzi, oggi è possibile farlo in pochi click, trovando le offerte luce e gas più convenienti sul mercato grazie a ComparaSemplice.it e altre piattaforme simili. Il mercato dell’energia, infatti, è strutturato affinché famiglie, individui e organizzazioni possano beneficiare di beni primari in un ambiente regolamentato da precisi diritti e doveri.
Di conseguenza, l’unica questione da accertare è in che modo il proprietario dell’immobile desidera gestire le bollette. Nel caso in cui tu debba avviare nuove utenze o prendere in carico quelle esistenti da inquilini precedenti, sarà sempre possibile cambiare offerta o fornitore di luce, gas o entrambi. Qualora il proprietario decida di tenere la gestione delle bollette a suo nome, invece, ci sono altre strade che si possono perseguire. Ecco tutto quello che c’è da sapere.
Argomenti dell'articolo
Cambiare fornitore di luce e gas in affitto: come funziona?
Quando vivi in una casa in affitto, puoi cambiare fornitore di luce e gas a patto che le utenze siano intestate a te, ossia all’inquilino dell’immobile. Se le bollette sono a tuo nome, hai la facoltà di scegliere il fornitore e l’offerta che ritieni più conveniente.
È un’opzione molto vantaggiosa perché ti consente di selezionare tariffe più competitive e servizi più moderni, come il monitoraggio dei consumi tramite app o bollette basate su consumi reali. In caso di bollette intestate al proprietario, sarà quest’ultimo a decidere se e come cambiare fornitore.
Tra l’altro, il cambio fornitore è gratuito e non comporta interruzioni del servizio. Prima di firmare il contratto, tuttavia, ci sono alcune condizioni da valutare, come eventuali vincoli contrattuali associati ai servizi erogati.
Utenze intestate al proprietario: cosa fare?
Se le utenze sono intestate al proprietario dell’immobile e desideri gestirle autonomamente, la situazione può variare a seconda della durata dell’affitto e degli accordi presi.
Affitti a lungo termine
In questo caso, puoi chiedere al proprietario di intestare le utenze a tuo nome tramite la voltura. Con questa operazione si trasferisce la titolarità delle utenze, permettendoti di scegliere il fornitore più conveniente. La voltura è vantaggiosa, perché ti consente di evitare l’apertura di nuove utenze e di ridurre costi e tempi di attivazione. Nota bene: una volta effettuata la voltura, sarai tu il titolare delle utenze, anche se il contratto d’affitto dovesse terminare.
Affitti brevi
In caso di affitti a breve termine, è meno comune che tu prenda in carico le utenze; generalmente queste rimangono a nome del proprietario, mentre tu paghi una quota forfettaria o basata sui consumi. In altri casi, se l’accordo tra locatore e locatario lo permette, è possibile procedere comunque con una voltura, anche se potrebbe non essere conveniente per periodi molto brevi.
Cosa succede al termine del contratto di affitto?
Alla fine del contratto di affitto, se le utenze sono a tuo nome, è necessario procedere con la disdetta dei servizi di luce e gas. A seconda del fornitore, puoi trasferire il contratto a un nuovo indirizzo oppure richiedere una voltura al nuovo inquilino o al proprietario, che prenderà in carico le utenze senza interruzioni del servizio.
Per i contratti a nome del proprietario, invece, non c’è bisogno di effettuare alcuna operazione, in quanto le bollette rimarranno sotto la sua gestione anche al termine dell’affitto.
Affinché tutto vada a buon fine in tempi brevi, occorre che tutti i pagamenti siano in regola: in caso di morosità, infatti, il vecchio fornitore potrebbe trasferire il debito al nuovo contratto attraverso il cosiddetto Cmor (corrispettivo di morosità). Nei casi più gravi, invece, potrebbe opporsi al trasferimento per adire vie legali tramite recupero forzoso di quanto spettante.